In questo articolo descrivo i punti salienti da conoscere per chi vuole aprire un’azienda agricola biologica certificata. Il settore del biologico vive da anni un momento favorevole e un interesse crescente da parte del mercato, così che molti sono attratti da prospettive di business in questo ambito, ma è importante partire con il piede giusto e sapere quali sono tutte le voci di spesa di cui tenere conto, oltre che gli altri aspetti non direttamente monetizzabili.
Che cos’è il bio
Il biologico è un sistema di qualità certificato a livello europeo ai sensi dei Reg UE 834/07 e i Reg UE 889/08 (ambito normativo volontario). Aprire un’azienda agricola biologica significa aderire al sistema di certificazione, con l’assoggettamento ad un organismo accreditato da Accredia, e sottostare alla normativa e agli adempimenti richiesti.
E’ importante sapere fin da subito che dopo la prima notifica di avvio dell’attività, non si ottiene immediatamente la certificazione biologica, ma passa un tempo variabile da 2 a 3 anni chiamato conversione.
IL TREND IN CRESCITA DEL BIOLOGICO
Fare biologico conviene. Secondo i dati di Ismea per il SINAB (Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura biologica), gli acquisti di prodotti certificati da parte dei consumatori sono aumentati di un +4,4% nel corso dell’ultimo anno, superando i 3,3 miliardi di euro. Nel 2020 il 90% dei consumatori italiani ha acquistato più di tre volte un prodotto dell’agroalimentare biologico (+1,4% rispetto al 2019); un valore che sale al 97% se si considerano le famiglie che lo hanno fatto almeno una volta. I dati Ismea Nielsen evidenziano un incremento sia per i prodotti a largo consumo confezionato, a cui si è maggiormente rivolta l’attenzione nelle prime settimane di emergenza Covid, che per i prodotti freschi sfusi. Frutta, ortaggi, latte e derivati biologici sfusi sono sempre più presenti in specifiche aree attrezzate dei supermercati e invertono il trend negativo che li aveva caratterizzati lo scorso anno (+3,0%).

PERCHE’ APRIRE UN’AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA
Aprire un’azienda agricola biologica trova ragioni di tipo etico, ecologico e sicuramente anche economico.
Il mercato del biologico ha continuato a crescere negli ultimi 20 anni anche a dispetto della crisi economica e i prodotti biologici trovano sbocco su molti canali di mercato: da quelli più tradizionali quali la Grande Distribuzione Organizzata, i mercati di paese e i negozi al dettaglio, fino ai canali più alternativi come alcune piattaforme specifiche con commercio online e i GAS (Gruppi di Acquisto Solidali) che esistono da oltre 25 anni. Anche la vendita diretta presso la propria azienda è una possibilità che per molte aziende e per molti acquirenti rappresenta il valore aggiunto del biologico.
QUALE AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA APRIRE
Il tipo di indirizzo da dare all’azienda agricola può dipendere da molteplici fattori quali:
- Colture tipiche della zona e mercati di sbocco
- Possibilità legate al clima, vocazione del territorio
- Costo della terra
- Superficie a disposizione
- Pendenza del terreno
- Accesso all’acqua di irrigazione

Se non si hanno ancora intenzioni chiare, è importante quindi valutare attentamente le possibilità e i vincoli che il luogo e le proprie risorse impongono.
Tipologie di aziende agricole BIO

Le tipologie di aziende agricole biologiche, quanto ad indirizzo e dimensioni, non variano nella sostanza da quelle convenzionali. Possono quindi essere:
AZIENDE BIOLOGICHE VEGETALI
- Orticolo di pieno campo e serre
- Frutticolo
- Seminativi/erbacee (che comprende colture come riso, foraggere, cereali autunno-vernini e estivi, legumi, colture energetiche)
- Olivicolo
- Vitivinicolo
- Piccoli frutti
- Florovivaistico
- Aziende miste
AZIENDE BIOLOGICHE ZOOTENICHE
- Bovini
- Ovini
- Avicoli
- Suini
- Altri animali (ma per difficoltà tecniche e normative, pare che sia praticamente impossibile, ad oggi, un allevamento di conigli biologici);
- Aziende zootecniche miste
AZIENDE BIOLOGICHE MISTE ZOOTECNICHE E VEGETALI
Le aziende biologiche zootecniche sono quasi tutte di questo tipo, in quanto coltivano i foraggi e i cereali per l’alimentazione degli animali allevati.
Un’azienda agricola che coltivi (vegetale) e/o allevi (zootecnica) è ai fini della normativa del biologico, un “produttore esclusivo”, a differenza delle aziende che si dedicano anche alla trasformazione dei loro prodotti, e che sono quindi “produttori/trasformatori”.
Sulle aziende vegetali, bisogna specificare che nel biologico si punta alla diversificazione produttiva per ragioni ecologiche (biodiversità) e normative (obbligo di applicare le rotazioni colturali).
- Produttori/trasformatori
Le aziende che hanno un laboratorio o altri locali per la trasformazione dei loro prodotti agricoli sono “produttori/trasformatori”. Alcuni esempi:
- Preparazione di conserve vegetali
- Preparazione di conserve di frutta (marmellate, succhi, sciroppi)
- Mulino per la molitura dei propri cereali, pastificio, forno
- Caseificio per la produzione di formaggi, ricotte ecc.
- Cantina per la vinificazione
- Frantoio per la molitura delle olive
Queste aziende per certificare come biologici i loro prodotti trasformati devono utilizzare ingredienti bio (i loro ed eventualmente quelli extra aziendali da acquistare). Possono anche lavorare per conto terzi, cioè per altre aziende biologiche, e questa è un’ulteriore opportunità di reddito.
- Aziende miste: biologico e convenzionale insieme
I Regolamenti che disciplinano il biologico consentono alle aziende agricole di essere in parte biologiche e in parte convenzionali, a patto che vengano rispettate delle doverose separazioni e distinzioni:
- Produzioni vegetali: si devono coltivare varietà diverse e ben distinguibili tra il bio e il convenzionale (esempio: mela Golden in convenzionale, mela Florina in biologico, sono due varietà di mele ben distinguibili)
- Zootecnia: si devono allevare specie diverse tra bio e convenzionale (es: maiali a convenzionale, polli a biologico o viceversa).
Aprire un azienda agricola biologica: la procedura da seguire
La procedura da seguire, per massimizzare le possibilità di successo e ridurre i rischi, sono le stesse di qualsiasi altre startup:
- analizzare il mercato per verificare il potenziale di business (c’è un mercato potenziale adeguato di clienti per i miei prodotti
- fare una business plan professionale che consenta di pianificare bene investmenti, costi, flussi di cassa ed attività
- scegliere la forma di impresa corretta e svolgere le procedure burocratiche
- avviare e gestire l’attività
Aprire un azienda agricola biologica: vantaggi e svantaggi
Rispetto ad un’analoga azienda agricola convenzionale, un’azienda biologica presenta alcuni specifici vantaggi e degli svantaggi.

Vantaggi
- Mercato favorevole: il mercato non è saturo per i prodotti biologici e la richiesta è alta
- Prezzi e margini dei prodotti più alti rispetto a quelli degli analoghi prodotti convenzionali
- Possibilità di lavorare in un ambiente salubre, con minori rischi per la salute dovuti all’uso di fitofarmaci (benché le normative sui loro usi, anche nel convenzionale siano sempre più attente in questo senso).
- Politica Agricola Comunitaria (PAC) sempre più orientata a favorire un’agricoltura eco-compatibile (vedasi la strategia “Farm to fork” e “biodiversità” del nuovo Green Deal della UE).
Svantaggi
Gli svantaggi sono soprattutto legati al maggiore impegno burocratico e tecnico. In particolare:
- Maggiori costi produttivi: sementi e altro materiale di propagazione, mangimi e prodotti fitosanitari bio di norma più costosi;
- Maggiore competenza tecnica necessaria, poiché non si ricorre a prodotti chimici che risolvono i problemi ma si lavora a tutto tondo per un ambiente equilibrato, sano e produttivo (approccio olistico o d’insieme); può ritenersi necessario sostenere delle spese per corsi di formazione specifici;
- Minori rese produttive: le coltivazioni nel bio non possono essere “spinte” da forti concimazioni, e gli animali da carne devono essere macellati dopo un tempo minimo espresso in giorni, di norma più lungo rispetto al convenzionale. Ciò è penalizzante soprattutto nei due o tre anni iniziali di conversione, in quanto in questa fase non si possono ancora vendere i prodotti come “biologici”.
- Rispetto della normativa e quindi “oneri burocratici” da adempiere. Oltre al costo vivo, da sostenere ogni anno per la certificazione, c’è anche del lavoro aggiuntivo. Se l’azienda è particolarmente complessa, vale la pena avvalersi di un consulente specializzato in questo ambito.
- Adeguamento degli spazi e delle strutture aziendali per il rispetto della normativa bio: ciò è particolarmente intenso nella zootecnia, per la necessità di garantire il benessere animale con spazi minimi per ogni capo di bestiame e spazi esterni;
- Difficoltà, in certi casi, a risolvere problemi di malattie e parassiti con i prodotti ammessi nel biologico.
APRIRE UN AZIENDA BIOLOGICA: I COSTI DA SOSTENERE
I costi che un’azienda biologica deve sostenere sono analoghi a quelli descritte per le aziende agricole convenzionali, elencati nel testo https://esperto-business-plan.eu/business-plan-azienda-agricola/. Tuttavia sussistono delle differenze in alcuni ambiti specifici.

Certificazione biologica
Questa è una voce di costo del tutto specifica per il biologico, poiché gli enti di certificazione e controllo sono privati e devono essere pagati dalle aziende stesse. La certificazione può variare da qualche centinaia di euro/anno a poche migliaia a seconda delle dimensioni e complessità aziendali, nonché dalle diverse tariffe degli Organismi di Controllo.
Inoltre, oltre alla prima notifica e al primo Programma Annuale delle Produzioni (PAP), ogni anno si deve redigere un nuovo PAP. Questi servizi vengono svolti di norma dai CAA (Centri di Assistenza Agricola) di cui si paga una quota annuale o da studi tecnici con loro tariffari.
Terra, spazi e strutture
L’accesso alla terra coltivabile non differisce rispetto al convenzionale e può avvenire tramite:
- acquisto
- affitto
Anche gli spazi e le strutture produttive sono analoghi:
- Serre (nel biologico sono ammesse solo a temperatura ambiente, ad eccezione del vivaismo)
- Silos/magazzini
- Ricovero attrezzi
- Cella frigo
- Spaccio aziendale
- Stalle/fienili per zootecnia, più grandi e con spazi all’aperto obbligatori.
Lavorazione del terreno
I macchinari sono sostanzialmente gli stessi che le aziende convenzionali usano, pur con utilizzi diversi e diversamente frequenti:
- aratro: utilizzato in misura inferiore dalle aziende biologiche vocate alle “buone pratiche” di conservazione del suolo
- trinciatrice
- vangatrice: nel bio sostituisce l’aratro, soprattutto nell’orticoltura
- erpici rotativi, strigliatori, a dischi ecc.
- sarchiatrice: fondamentale per il diserbo meccanico tra le file delle colture, poiché sono banditi i diserbanti
- seminatrice
- trapiantatrice
- rulli
- coltivatori
- assolcatori
- ripuntatori
- macchina pacciamatrice: molto utilizzata nel biologico, per la prevenzione delle erbe infestanti
- carro spandiletame
- botti/irroratrici per trattamenti (quelli ammessi nel biologico)
- mietitrebbia
- motocoltivatore/motozappa
I macchinari comportano anche in questo caso dei costi dovuti a manutenzioni, riparazioni, assicurazioni, ammortamento, revisioni e carburante.
Sistemi di irrigazione
L’irrigazione è una pratica che differisce abbastanza tra il metodo biologico e quello convenzionale, poiché una sua buona gestione può limitare molto l’insorgenza di malattie fungine a carico delle piante. Il metodo migliore e più utilizzato nel biologico è quello a goccia, che dispensa acqua solo al terreno e alle radici, preservando foglie e steli dall’umidità.
Concimare nel bio
La concimazione nel biologico parte da un approccio di fertilità della terra a tutto tondo (chimica, biologica e fisica).
Nel biologico si praticano:
- concimazione di fondo: con “ammendanti” come compost maturo o letame maturo
- concimazioni con prodotti ammessi dalla normativa (che possono essere di origine organica o minerale naturale), da distribuire al terreno o per via fogliare.
La normativa vieta di superare i 170 kg/anno/ettaro di azoto con le concimazioni.
I costi sono legati all’acquisto e alla distribuzione.
Semine e trapianti
Come nel convenzionale, si possono realizzare:
- semina diretta: acquisto sementi bio e ore di lavoro per la semina
- trapianto di piantine provenienti da un vivaio certificato biologico: acquisto delle piantine e lavoro di trapianto.
Difesa bio da malattie e parassiti
Il metodo biologico prevede una grande attenzione alla prevenzione da malattie e parassiti tramite:
- rotazioni: l’azienda agricola non può essere specializzata ma diversificata, con maggiori opportunità di mercato ma anche maggiore impegno a trovare sbocchi per tutti i prodotti
- irrigazioni a goccia e non per aspersione, come anticipato sopra
- scelta di varietà vegetali resistenti (in genere le sementi e le piantine di questo tipo hanno costi maggiori).
Altri metodi utilizzati per difendere le colture in modo ecologico sono:
- uso di reti antinsetto (costo per acquisto e allestimento)
- trappole alimentari o a feromoni sessuali (costo per acquisto, allestimento e monitoraggi) contro insetti nocivi
- Trattamenti con prodotti ammessi nel biologico, ovvero prodotti biodegradabili, più selettivi dei convenzionali, meno inquinanti. Costi: acquisto dei prodotti stessi, dell’attrezzatura per distribuirli, della manodopera coinvolta, dei Dispositivi Protezione Individuale, di eventuali consulenze di specialisti, del corso per il patentino.
Controllo delle erbe infestanti: pacciamatura e altro
Nel biologico si fa un grande uso di teli pacciamanti, soprattutto in orticoltura.
Costi: acquisto dei teli, lavoro di stesura mediante pacciamatrice.
In alternativa lavori meccanici come sarchiature e uso di motozappa tra le file.
Potatura
Nel biologico deve essere equilibrata, mai spinta, ma neanche trascurata in quanto piante potate regolarmente sono meno esposte a malattie e parassiti. I costi sono gli stessi rispetto al convenzionale.
Raccolta
Anche nel biologico sussistono costi per la raccolta dei prodotti, manuale e meccanica a seconda delle situazioni e del prodotto. Per alcune specie, la raccolta può incidere molto in termini di manodopera (fragole e altri piccoli frutti, fagiolini, piselli).
Cernita
Anche se sulla cernita dei prodotti bio si può essere meno severi, contando sulla maggiore comprensione e accettazione da parte del consumatore, tuttavia con canali di vendita come la GDO una cernita deve comunque essere rigorosa quanto a calibri, integrità e forma dei frutti /ortaggi. Si possono pertanto trovare canali secondari per i prodotti di livello inferiore.
Vendita
Non differisce nei canali e nei costi di base, ma possono esserci delle possibilità ulteriori come la partecipazione, col proprio stand, alle grandi fiere di settore (es: SANA) con relativi costi.
CONTRIBUTI PER LE AZIENDE AGRICOLE BIOLOGICHE
Le aziende agricole biologiche ricevono un contributo legato alla Misura 11 del PSR (Programma di Sviluppo Rurale) della regione a cui appartengono. I fondi sono europei e vengono gestiti dalle regioni in virtù delle loro competenze in materia di agricoltura.
CONCLUSIONI
Aprire un’azienda agricola biologica deve essere primariamente una scelta di vita, basata su una solida convinzione etica ed ambientalistica, ma richiede sempre e comunque un buon approccio imprenditoriale, con presa visione di costi e possibilità di reddito.
Agricoltura Biologica: link esterni utili:
Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Agricoltura_naturale
Scenario e prospettive per l’agricoltura biologica italiana